C’era una volta una camicia, poteva essere quella vecchia vecchia del papà, quella rubata al fidanzato, quella presa di soppiatto dall’armadio del figlio che tanto ormai le mangiava in testa, o poteva essere quella comprata apposta più grande al banchetto dei giganti al mercato, perché in casa aveva la tendenza di contornarsi di intellettuali magrolini…non è proprio dato da sapere, le origini della vicenda sono avvolte nelle fredde nebbie invernali.Fatto sta che la povera camicia incontrò delle affilate forbici, pare forgiate con il metallo più prezioso del popolo dei Nogaru, e fu così che perse le maniche e addirittura il colletto.
In suo soccorso però andò una gentile gonna fiorata, che adagiandosi sopra a ciò che rimaneva della camicia ne determinò una nuova forma e indicò la strada per la sua nuova vita…per la quale in fondo bastavano un paio di cuciture e un elastico.
E delle maniche cosa successe, si chiederanno i più attenti di voi. Diventarono le gambe di un buffo pigiama, non proprio bellissimo in verità, ma pare con il potere di accompagnare nel mondo dei sogni, quello più colorato e pacifico di tutto il regno. Dote rara e preziosa, di cui giovani principesse in pericolo, hanno al momento disperatamente bisogno.

Favolosi sia la gonna che le braghe!sei sempre una fonte di allegra ispirazione,grazie!
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Che meraviglia, Gaia. Una ne pensi e cento ne fai. O cento ne pensi e mille ne fai?
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