Eccoci finalmente al capitolo finale della #Patarivoluzione, quello in cui tutti, ormai sfranti dopo mesi di rimescolamenti di stanze e armadi (non è vero, ci ho messo tre giorni, sono psicopatica da ricovero), ci buttiamo nei nostri letti e, appoggiate le nostre teste sui cuscini, automaticamente, chiudiamo gli occhi e cominciamo a colare bavetta arcobaleno dalle labbra appena dischiuse.
E neanche questo è vero, perché Patasgurzo, ormai fuori controllo nell’altra ala della casa,probabilmente avrà trafugato l’ipad e starà guardando qualche youtuber cerebroleso ridendo così forte che il dubbio che stia male vagamente attraverserà l’anticamera annebbiata del mio cervello.
E sicuramente Patagnoma dopo aver frignato che era stanca e non poteva mangiare, che era stanca e non potevo mangiare neanche io, che era stanca e che dovevo portarla a dormire immediatamente, una volta raggiunta la sua camera sulla sommità della casa avrà riacquistato tutte le sua energie e prosciugato tutte le mie rimaste. Così in un amen.
La camera da letto è sempre in mansarda, divisa dalla sala giochi da un grande armadio, il cui retro è stato foderato da una carta da parati la cui esistenza è spesso messa in pericolo da questi repentini risvegli serali di Patagnoma.
Devo dire che le ore, sì le ore serali che passo in questa stanza cercando di mettere al letto la piccola tiranna sono le più difficili di tutta la mia carriera materna, forse calcolando anche gli anni (tre) insonni che mi ha fatto passare Patasgurzo.
Ma che i terzi ti rendano una mezza calzetta pare sia una cosa inevitabile……
E per fortuna che tra i tanti doni che ha Patasgnaffa c’è anche quello, modestamente ereditato da me, di dormire anche sotto le cannonate…o in discoteca, così, per dire.