MA COME MI VESTI? : PATASGNAFFA

Io ho un problema di gestione del controllo sui vestiti dei bambini. Voglio decidere come devono essere vestiti e faccio moltissima fatica a lasciar scegliere a qualcun’altro.

Soffrivo tantissimo le prime volte che Patapà vestiva Patasgurzo e non credo che fosse solo perché metteva le tutine che andavano allacciate dietro con i bottoni davanti e le salopette sotto le magliette.

Soffrivo quando li vestivano le nonne e non solo perché secondo me viviamo sempre in stagioni diverse e perché infilavano i pantaloni della tuta dentro i calzettoni.

Ancora adesso quando faccio le valigie per le vacanze delle nonne tendo a fare i rotolini  dei vestiti con gli abbinamenti già fatti, cosa che loro, giustamente, poi ignorano bellamente.

Preparo i vestiti la sera per la mattina, e il fatto che questo renda tutto più comodo, lo so, è solo un’alibi.

Ma ci sto lavorando su, perché lo riconosco, i bambini hanno bisogno di autonomia, e di esprimersi anche in questo.

E così finalmente Patasgurzo da un paio d’anni è libero di fare da solo, anche se ne farebbe a meno, e così la sua tecnica di scelta si chiama “pesco a caso nel mucchio”. Il risultato è che io ora lo guardo tantissimo negli occhi.

Le bambine si scelgono i vestiti da sole in vacanza, il weekend, o la sera se non perdono tempo a fare altre cose, cosa che non capita mai.

Ho pensato però sarebbe stato divertente che mi vestissero loro per una volta, e così mi sono offerta di essere per una mattina la loro Barbie personale.

Mi immaginavo un paio d’ore di delirio, con la camera invasa di vestiti e accessori, perché avrebbero dovuto scegliere ogni cosa, con me rannicchiata in un angolo incerta se ridere o piangere (erano passate due ore nella mia testa, ricordate).

Invece tutte e due le mie piccole stylist, come non avessero mai fatto altro nella vita, a passo deciso si sono fiondate nell’armadio e a colpo sicuro hanno tirato fuori i vestiti che gli servivano.

Avrò dovuto rimettere via sì e no tre capi, faccio molto più casino io ogni mattina.

Poi mi hanno detto come pettinarmi e siamo uscite in giardino e ogni stylist si è trasformata in fotografa.

È stato molto divertente. Per loro che per una volta potevano stare dall’altra parte della macchina fotografica e per me, che con loro al comando, mi sono scoperta sciolta come non lo ero stata mai.

cerchio tienisuquelmuro

Tornata a casa, davanti a una tazza di caffè mi sono imbattuta in questo post di Justine, che le amiche mica si scelgono per nulla.

Descriveva appieno i sentimenti che avevo provato giocando alla modella con le mie bambine.
Prendendolo come un gioco, per la prima volta, ho lasciato andare il giudizio, me ne sono fregata di tutto, anche dei vicini che perplessi mi guardavano mentre davano da mangiare alle galline. Mi sono divertita.

youarefunny

Non so se saprò conservare questa leggerezza che sa di sicurezza di sé che chissà perché deve sempre sembrare una cosa un po’ sporca, ma io ci proverò, ci proverò a fare come i bambini che si “sparano le pose”, ma in senso buono.

spararsi le pose

Intanto ho dovuto farmi fare delle foto con un improponibile vestitino di pizzo rosa e fucsia che riesco a mettere solo quando la mia abbronzatura è al suo culmine stellare, cioè mai. Ed è così corto che solitamente lo porto con sotto un paio di jeans…ma a parola data non si torna indietro e così ho fatto come la stylis mi ha ordinato di fare, e poi ho seguito gli ordini della fotografa che le somigliava terribilmente.

lafotografadice

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fotografa
me&you
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9 risposte a "MA COME MI VESTI? : PATASGNAFFA"

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